In giro per le piazze della Sardegna....
In giro per le piazze della Sardegna.....
“Massi... e si non si cumprendinti?” mi chiese Stefano Lorrai quando ci comunicarono la nostra prima data oltre i confini Cagliaritani “E bò italianizziamo” rispose Daniele Gastaldi che allora era di rango nobile avendo le parti del principe azzurro e del principe Amleto.. “ma si che ci capiscono” cercava di tranquillizzarci Marco Camboni “ io ho uno zio di Nuoro che il Cagliaritano lo capisce” ….e du creu era nato e vissuto a Cagliari... ma questo l’avremmo scoperto solo qualche anno dopo.
“A mei non mindi frigara nudda….le mie parti sono in Italiano” disse Marisa Piano “la solita egoista!” la stuzzicò Massimiliano Lorrai… “tui scraffiri!” concluse Marisa “io sono con Marisa” fece Luca Mura “e certu tui sesi su pivellu... o picciò una cosa vi dico in quanto capocomico se ci capiscono bene altrimenti mainsavira “ dissi.. e tutti alla fine furono d’accordo con me.
Era il 1989 e noi, dopo qualche esperienza nei localini di Cagliari e nel teatrino di Sant’Eulalia, dove il pubblico era prevalentemente di parenti e amici, ci confrontavamo con un pubblico a noi sconosciuto. Scenografie non ce n’erano …portare i pannelli pitturati a cudda manera e disegnati peusu non ci sembrava molto funzionale e allora via palco vuoto una carira che in scena poteva sempre servire e un muro di microfoni a cavo che ci limitavano i movimenti ma ci permetteva di farci sentire da tutti.
Arrivati in piazza con molte ore d’anticipo ci ritrovammo davanti al palco o meglio un carrello di trattore, due metri per tre, addobbato con palme e vegetazione varia. Dal bar di fronte ci venne incontro il presidente della festa…”buonasera siete quelli dello spettacolino?” “Si siamo i Lapola”…”e gli strumenti dove sono?” “No ma noi facciamo cabaret”…..e lui guardandoci con diffidenza “e che musica fatte?”….”no, noi non suoniamo” cercavo di spiegare al presidente a cui non era stato detto che cosa eravamo….in quei tempi le agenzie di spettacolo pur di venderti ci proponevano come musicisti piuttosto che ballerini ma questo lo avevamo scoperto solo dopo….”ma almeno una fisarmonica ce l’avete?” “No noi usiamo delle basi musicali per gli sketch”….”e donne non ne avete?” Continuava imperterrito “si... c’è Marisa" lo tranquillizzai io “una sola?” rispondeva deluso lui….” speriamo che almeno canti bene ”…..”no.. ma non canta.. recita”….”e ballerine non ce ne sono?” “No facciamo le scenette comiche”…a quel punto il presidente rassegnato ordinò “andiamo a bere”…
All’interno del bar della piazza c’erano solo uomini….”e cosa bevete?” chiese “Per me un succo di frutta”…fece Daniele ”birra per tutti”…ordinò il Presidente chi si fiara giai arrosciu de domandai….”funti quelli de sa polla….anti nau chi non cantanta”….”itta?” fece s’obreri colui che ha il compito di custodire i soldi raccolti per la festa “allora se non cantano de innoi non sinci andanta….” in quel momento nelle nostre facce sorridenti incominciò ad insinuarsi un leggero incupimento “Marisa tu qualche canzone la conosci?” Dissi sottovoce cercando di non farmi sentire dal comitato “Io?” rispose Marisa preoccupata “ne so giusto una di Battisti” .... “ e allora iniziamo con quella” le dissi “tanto tu cantando sei molto brava” continuai fingendo… l’unica volta che l’avevo sentita cantare era al matrimonio di Francesco….lei era stonatissima e per di più mezzo ubriaca ma per quello non c’erano problemi da come ci stavano riempiendo i bicchieri anche quella sera Marisa non sarebbe stata molto sobria….
Dopo una trentina di bottiglie di birra e prima di crollare al suolo dissi:” ragazzi dobbiamo provare…scusateci ma dobbiamo andare sul palco…” il comitato ci guardò con delusione e dopo averci riempito il bicchiere altre tre volte ci lasciarono andare. Dopo un’oretta trascorsa a far sbentiare l’alcool, buttai giù la scaletta della serata... il primo pezzo era una giornata uggiosa di Lucio Battisti, Marco per fortuna aveva in macchina la sua chitarra e perlomeno il primo pezzo era pronto…. “O sa polla andiamo a cenare”…..”ma guardi per noi andrebbero bene anche due panini per non appesantirci molto” disse Stefano che aveva paura de accabai imbriagu prima di cominciare… “ho detto che andiamo a cenare” disse il presidente “ in effetti due panini sono un po’ pochini “ replicò Stefano camuffando – e così in minch’e non si dica, come ripete spesso Marco, ci trovammo seduti in una tavolata e lì venimmo travolti da antipasti di terra a boccidura … malloreddusu con carne di cinghiale, culurgionis cun bagna, maialetto arrosto e per finire pecora in cappotto…insomma dopo tre ore di cena e diversi litri de binu nieddu di proprietà del presidente e per questo molto buono, era ora di andare a fare lo spettacolo….
Entrai in scena salutando e lodando le bellezze artistiche del paese con l’intento di strappare un applauso cosa che solitamente funziona…ma non in quel paese…non essendoci bellezze artistiche nessuno applaude… sa genti mi castiara come se fossi un animale raro, alcuni ragazzi, sotto il palco, continuano incuranti a giocare a sa morra, il torronaio batte il coltello sul tavolo, un bambino piange e una mamma non di poriri prusu - sparo le battute più forti ma essendo il pubblico a 50 metri di distanze le mie parole svaniscono prima di arrivare a destinazione.
“Sogno un cimitero di campagna e io là”…Marisa intona la sua canzone e dopo averla ripetuta per ben 4 volte le prime dieci persone cominciano ad andarsene…..Daniele indossati i panni del principe azzurro si dimenava sul palco, io entrai in scena con indosso gli abiti del Lupo cattivo ma dei bambini scambiandomi per un cinghiale iniziarono a lanciarmi sassolini….Luca entra vestito da Pinocchio e improvvisamente un pomodoro arrivato non so da dove attraversa in volo empirico la piazza e si stampa sull’abito azzurro del principe…ecco la prima risata….io da capocomico mi assumo la responsabilità di fermare la scena e dire…”allora noi siamo venuti per fare uno spettacolo se continuate a lanciare oggetti noi ce ne andiamo”… e quel noi ce ne andiamo lo dico sollevando la voce a mo' di minaccia….il silenzio si impadronisce della piazza tutto il paese improvvisamente si blocca….il torronaio non batte più il suo coltellaccio sul tavolo, i giocatori di morra rimangono immobili con le mani protese, il neonato che strillava dentro la carrozzina smette di piangere….la mamma sviene e dentro di me mi sento forte, “as biù bastava alzare poco poco la voce per fargli capire con chi hanno a che fare”…non finisco il mio pensiero che dal fondo della piazza partono un trentina di pomodori che dalla direzione chi funti pighendi credo che siano destinati a noi, mi giro ci guardiamo in faccia e incuminzausu a curri dopo 4 secondi siamo dentro il cassone del furgone al riparo…. la scuttullata di pomodori dura qualche minuto noi sentiamo lo schianto sulle pareti del furgone e non sappiamo cosa pensare….una cosa diaicci non si fiara capitara…ci sentiamo come quei cowboy che hanno gli indiani che gli girano intorno….dopo qualche minuto di nuovo il silenzio….”e immoi ?” rompe il silenzio Daniele….”tranquilli sicuramente stanno ricaricando” scherza Marco….”oh se vogliono una donna in ostaggio mandiamo Marisa” dice Stefano…”mandanci a sorriu tua” risponde con molta eleganza Marisa…mentre cerchiamo di sdrammatizzare quella situazione insolita. Lo sportello del furgone si apre e appare il presidente del comitato….”CASSAUSU!!” penso, lui ci guarda e nella mia fantasia immagino il comitato che prepara il patibolo dove di li a poco verremo tutti impiccati, vedo il prete che ci accompagna e tutta la folla che urla bocciddusu boccidusu….
l presidente abbozza un sorriso e con voce paterna dice…”andiamo a bere”….noi timorosi usciamo dal furgone e notiamo con stupore che il paese aveva ripreso a vivere il torronaio sbatteva il suo coltellaccio i giocatori di morra avevano ripreso la sfida urlando a sguargiagola la signora era rinsavita e il bambino piangeva a squarciagola….attraversiamo il palco dove erano ancora evidenti i segni del bombardamento e attraversiamo la piazza per raggiungere il bar la gente ci guarda passare e sorride….non sò se po si pigai in giru o per solidarietà, noi stranamente ci sentiamo come i sopravissuti ad un attacco nemico e gonfiamo il petto come per dire siamo ancora vivi... ci deus fatta…. dopo la bevuta di circa due ore il presidente ci paga, ci fa i complimenti e ci lascia andare….noi prima che ci ripensi raccogliamo velocemente le nostre cose e lasciamo velocemente il paese…..durante il viaggio nessuno parla ognuno è immerso nei suoi pensieri a parte Daniele chi cummenti si sezziri in macchina e giai durmiu…io penso che forse non siamo pronti per le piazze e che forse nel Nuorese non ci capiranno mai... ma oggi a distanza di più di vent’anni penso che quella sia stata la serata chi s’ari fattu cumprendi che il pubblico bisogna conquistarselo ogni volta... specialmente se si tratta di un paese basato sull’agricoltura dove coltivano prevalentemente pomodori...
Max